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CESE – Le imposte societarie danneggiano la crescita economica

“Le imposte sulle società potrebbero essere la forma di tassazione più dannosa per la crescita economica. Contrariamente alla percezione pubblica, negli ultimi 40 anni non vi è stata alcuna riduzione delle entrate fiscali delle imprese in relazione al PIL. I paesi che hanno ridotto le aliquote delle imposte sulle società negli ultimi anni hanno visto un aumento degli investimenti negli anni successivi. Non vi è alcuna corsa verso il basso, piuttosto che una fascia media di circa il 20% di aliquote dell’imposta sulle società e le entrate sono stabili o addirittura in aumento.” 

Queste ovvietà sono alcune delle conclusioni di uno studio recente commissionato dal Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) su richiesta del gruppo Datori di lavoro.

Questo studio dovrebbe essere presentato ai politici italiani che per alimentare i tantissimi rivoli preposti al beneficio di pochi e a tentare di rammendare le maglie di un bilancio ormai vicino al default, continuano imperterriti nel loro cammino di aumentare le tasse, specialmente a livello di imposte indirette.

Lo studio è stato presentato il 5 luglio al seminario intitolato “L’impatto delle imposte sulle società sull’economia europea”.

Secondo i ricercatori, un’elevata aliquota dell’imposta sulle società può ostacolare l’attività imprenditoriale rendendo non redditizi alcuni progetti di investimento. Ciò riduce la base imponibile e, di conseguenza, la riscossione delle imposte sulle società. Al seminario hanno partecipato rappresentanti senior della Commissione europea e dell’OCSE, tra cui Valère Moutarlier , direttore delle imposte dirette, coordinamento fiscale, analisi economica e valutazione presso la DG TAXUD; o David Bradbury , Capo della Divisione di politica fiscale e statistica del Centro per la politica fiscale e l’amministrazione dell’OCSE.

Una minore aliquota dell’imposta sulle società avrebbe d’altra parte aumentare gli investimenti effettuati da investitori sia nazionali che esteri (IDE). Quando aumentano gli investimenti, aumentano anche l’occupazione e aumentano le tasse su redditi e consumi.

Il rapporto presenta stime di cambiamenti fiscali concreti intrapresi durante gli anni 1981-2014. Nel caso di sei paesi, la riduzione delle aliquote dell’imposta sulle società ha comportato un aumento delle entrate. Tasse aziendali più basse significano più crescita – tagliando l’aliquota fiscale di 10 punti percentuali è possibile aumentare la crescita annuale di 1-2 punti percentuali.

Lo studio si propone di presentare fatti e cifre e di fungere da strumento utile e affidabile nella discussione sulla tassazione. Ciò è particolarmente importante nell’attuale situazione nell’Unione europea, in cui la percezione pubblica della tassazione delle società (in particolare le grandi multinazionali) è distorta e sfruttata dai media da parte dei populisti , ha dichiarato Krister Andersson , vicepresidente del gruppo Datori di lavoro. Lo studio fornisce dati e esempi concreti per contrastare questa narrativa.

Si sostiene spesso che se solo le aziende pagassero la loro giusta quota di tasse, si potrebbe garantire la spesa per l’istruzione, le infrastrutture e i programmi sociali. Tuttavia, l’OCSE e la Commissione europea hanno concluso che l’erosione di base impropria e lo spostamento degli utili da parte delle multinazionali ammontavano a circa lo 0,3% del PIL prima che venissero adottate contromisure. Questa è una piccola parte della spesa pubblica complessiva negli Stati membri.

Ecco perché è fondamentale che il sistema fiscale promuova la crescita e il commercio. Solo allora i programmi pubblici possono essere adeguatamente finanziati.

Questo articolo fornisce informazioni di carattere generale e non sostituisce la consulenza personalizzata. Come DIKE Cosulting ci adoperiamo insieme ai nostri partenrs internazionali a fornire sempre ai nostri Clienti le migliori soluzioni in tema di fiscalità internazionale, ma è chiaro che le norme cambiano e al loro cambiare il Cliente deve essere pronto a variare la propria strategia. Le variabili di ogni singolo caso devono essere analizzate da un consulente specializzato in fiscalità internazionale, per evitare di incorrere in reati tributari e multe salatissime.

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Gianfranco Conti è iscritto all'Ordine dei Dottori Commercialisti dal 1991. E' Revisore Legale presso il Ministero di Grazia e Giustizia. Blogger, pubblicista ed autore del libro "ESTERO SICURO". E' componente del Direttivo della Camera di Commercio Italiana in Albania ed accreditato presso diverse Camere di Commercio italiane all'estero (Emirati Arabi Uniti, Cipro). Relatore in convegni e seminari sull'internazionalizzazione d'impresa e pianificazione fiscale internazionale. Nel corso della sua vita professionale è stato Amministratore Unico di diverse società, membro di CdA di aziende a carattere nazionale ed internazionale. Ha una lunga esperienza di commercio e di fiscalità internazionale, Tax planning e mediazione internazionale. Da oltre 20 anni ha fondato Dike Consulting, un network di studi professionali con 5 sedi ( Praga,Tirana, Malta, Dubai e Pogdorica) e numerose collaborazioni con prestigiosi studi professionali nel mondo. Dike Consulting, assiste i Clienti esercitando le seguenti attività : - pianificazione fiscale internazionale per liberi professionisti, imprenditori ed imprese con relativa costituzione di società e veicoli giuridici - gestione dei diritti di proprietà intellettuale; - rappresentanza in trattative di natura commerciale, in Italia ed all'Estero; - costituzione di Fondazioni di diritto italiano ed estero; - assunzione di cariche sociali di Società e Fondazioni - amministrazioni di Trust con funzioni di Protector; - Intermediazione internazionale per l'acquisto o la vendita di prodotti o servizi; - delocalizzazione e trasferimento di imprese italiane all'estero; - servizi di Temporary Manager sia in Italia che all'estero per le aziende nostre Clienti - collaborazioni con primarie strutture finanziarie e bancarie

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