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Imprenditoria media italiana e l’arte dell’autodistruzione

Oggi mi sono svegliato di cattivo umore, complice l’ennesimo confronto di ieri con un imprenditore che mi aveva voluto incontrare in riferimento al mio articolo di qualche giorno fa ( clicca qui ).

La notte invece che portarmi consiglio, mi ha aumentato l’incazzatura.

Ok allora, posto che la tassazione in Italia è una merda,  è anche vero che la realtà contadina/pastorale italiana è traslata perfettamente al mondo dell’imprenditoria, dove si fa confusione, regolarmente tra cassa personale e cassa aziendale.

Lasciamo perdere, la programmazione, i business plan, il controllo di gestione, la protezione patrimoniale, la programmazione del cambio generazionale, l’internazionalizzazione dell’impresa, il tax planning e compagnia cantando.

La cultura di impresa, l’amministrazione manageriale, gli investimenti ( anche minimi ) in internazionalizzazione sono mere chimere ( sto parlando di cataloghi in inglese o sito in inglese, mica di attrezzare un Ufficio Export ).

Anzi per l’imprenditore medio italiano, sono tutte balle !!

Sono un mondo che non esiste e di cui non vuol sentir parlare.

Cazzate in piena regola ! Sono soltanto termini che usano i professionisti  per “rubarti” i soldi !! Ovviamente sa tutto lui, perché si è fatto sempre così e si continuerà a far così.

E giù le minchiate dei ricordi dei bei tempi, dove si pagava tutto i contanti, senza fattura, senza mettere in regola gli operai, di quando il massimo della strategia della protezione del patrimonio era intestare gli immobili ed i conti correnti alla moglie o ai figli.

L’imprenditore non ha capito che se  si continua sempre e solo a fare “ingegneria fiscale” o ” escapologia fiscale” chiudendo i bilanci a zero, distraendo tutto il possibile tra compensi amministratori, auto-affitti a propri immobili, comprandosi il SUV con la scopertura bancaria, non dividendo i pochi utili aziendali ( perché ci vado a pagare le altre tasse ) ecc…ecc… ha un piccolo problema: la sua società non crescerà MAI e sarà sempre a 3 fatture di insoluti dal fallimento, perchè non avrà il cashflow per andare avanti.

Lo scopo vero di un imprenditore dovrebbe essere il costante miglioramento della sua azienda e quindi:

– Creare cashflow operativo per capitalizzare e rendere solida l’azienda.

Altrimenti il tuo rating bancario e creditizio, se chiudi il bilancio a ZERO sarà sempre a triplo bollino rosso, e non potrai MAI usare correttamente il cashflow finanziario per espanderti e finanziarti.

L’imprenditore medio italiano invece vuole:

– azzerare il cashflow operativo;
– sbudellare il bilancio per investire in immobili con i quali si autopaga l’affitto ( la grande genialata suggerita spesso da molti Colleghi commercialisti ) ;
– qualche fattura falsa qua e là per abbassare l’imponibile ( con pagamenti di max 700/800 euro in contanti, in modo da azzerare i prelievi personali al Bancomat fatti con la carta aziendale );
– un bel po’ di nero e… ( rullo di tamburi ) comprarsi il SUV in leasing con il cashflow finanziario (i soldi della banca) !!

Finchè non si cambia strada, per la maggioranza delle aziende italiane non c’è speranza.

Poi continuate a raccontarvi che le banche sono cattive e che le direttive bancarie sono minchiate e che il vostro Commercialista è scarso perché non riesce a farvi un bilancio decente, in mezza giornata, da portare in banca per rinnovare il fido ( l’ultimo giorno utile ) invece il commercialista di mio “cugino” è uno che con i numeri ci sa fare perchè non gli fa pagare niente…

Continuiamo a farci del male…

Questo articolo fornisce informazioni di carattere generale e non sostituisce la consulenza personalizzata. Come DIKE Consulting ci adoperiamo insieme ai nostri partners internazionali a fornire sempre ai nostri Clienti le migliori soluzioni in tema di fiscalità internazionale, ma è chiaro che le norme cambiano e al loro cambiare il Cliente deve essere pronto a variare la propria strategia. Le variabili di ogni singolo caso devono essere analizzate da un consulente specializzato in fiscalità internazionale, per evitare di incorrere in reati tributari e multe salatissime.

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Gianfranco Conti è iscritto all'Ordine dei Dottori Commercialisti dal 1991. E' Revisore Legale presso il Ministero di Grazia e Giustizia. Blogger, pubblicista ed autore del libro "ESTERO SICURO". E' componente del Direttivo della Camera di Commercio Italiana in Albania ed accreditato presso diverse Camere di Commercio italiane all'estero (Emirati Arabi Uniti, Cipro). Relatore in convegni e seminari sull'internazionalizzazione d'impresa e pianificazione fiscale internazionale. Nel corso della sua vita professionale è stato Amministratore Unico di diverse società, membro di CdA di aziende a carattere nazionale ed internazionale. Ha una lunga esperienza di commercio e di fiscalità internazionale, Tax planning e mediazione internazionale. Da oltre 20 anni ha fondato Dike Consulting, un network di studi professionali con 5 sedi ( Praga,Tirana, Malta, Dubai e Pogdorica) e numerose collaborazioni con prestigiosi studi professionali nel mondo. Dike Consulting, assiste i Clienti esercitando le seguenti attività : - pianificazione fiscale internazionale per liberi professionisti, imprenditori ed imprese con relativa costituzione di società e veicoli giuridici - gestione dei diritti di proprietà intellettuale; - rappresentanza in trattative di natura commerciale, in Italia ed all'Estero; - costituzione di Fondazioni di diritto italiano ed estero; - assunzione di cariche sociali di Società e Fondazioni - amministrazioni di Trust con funzioni di Protector; - Intermediazione internazionale per l'acquisto o la vendita di prodotti o servizi; - delocalizzazione e trasferimento di imprese italiane all'estero; - servizi di Temporary Manager sia in Italia che all'estero per le aziende nostre Clienti - collaborazioni con primarie strutture finanziarie e bancarie

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