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STARBUCKUS apre in Italia ed è subito un successo !

In premessa vorrei subito chiarire una cosa: quello che sto per scrivere non è “santificazione” di Starbucks, nè una violenza contro le migliaia di bar che ci sono in Italia ( di cui sono ovviamente frequentatore ).

Invece, quello che voglio analizzare, se mi permettete, da un punto di vista sociologico, è la tipica mentalità italiana, quella per la quale una schifezza viene promossa a delizia solo perché abitudine locale, di contro e ovviamente un modello che è unanimamente riconosciuto nel MONDO come vincente è invece considerato dall’Italidiota medio una porcheria solo perché LUI, nel suo UNICO viaggio fuori dal paesello ( quello di nozze a Venezia), non l’ha mai visto.

Girando spesso per il mondo sono un utente abbastanza felice di Starbucks, che è MOLTO più confortevole del bar italiano medio. Innanzitutto perché posso portarmi dietro un PC o un tablet per usare il WIFI, per dirne una, oppure per stare ai tavoli a leggere un libro senza che nessuno mi scocci, senza essere obbligato a sorbirmi i discorsi sulla Juventus, sulla moglie bona del farmacista o sul campionato di calcio, a seguire perché se ho necessità di andare in bagno so che lo troverò pulito e corredato di sapone, salviette, carta igienica e spazzolone pulito !

Ma il punto e’ un altro.

Perché STARBUCKS è riuscito ad esportare un modello/concetto/filosofia di bar ( se ci pensate idea banalissima ) in tutto il mondo ed invece il paese delle meraviglie ( Italia ) pieno di produttori di caffè e con una tradizione legata al caffè antichissima, nessuno è riuscito nella stessa operazione ?

Facciamo un esempio..  Supponiamo che in un paese con un regime totalitario e tagliato fuori dal mondo, per esempio la Corea del Nord, ci sia un solo modello di auto, la Prinz  di color Verde..

Il cittadino si recherà allo sportello delle auto dicendo: “ mi serve un’automobile !”. Il diligente commesso gli consegnerà una “bellissima” Prinz di un brillante color Verde. Di fatto il cittadino prenderà quell’auto, senza poter sceglierne, modello, colore, cilindrata e optional.. perché esiste solo quello !!

Ribaltiamo questo concetto al “caffè”.  L’italiano medio conosce solo le mediocri miscele di caffè che vengono servite nei bar, e conosce un solo modo di fare il caffè, che in tutto il mondo e’ noto come “Espresso”.

Quindi l’Italiano crede che esista SOLO un modo di preparare il caffè, e quindi pretende che “un caffè” indichi solo e soltanto l’unico modo che LUI conosce.

Quello, per lui, è “IL CAFFE’, e nessun altro caffè esiste !!

Non prende neanche in considerazione che come si fa in Italia non e’ l’unico modo di fare il caffè !! Questo perché oltre al viaggio di nozze a Venezia, non si è mai spostato in vita sua oltre i confini nazionali, e quindi non sa che ci sono almeno 23 modi per fare il caffè (  https://www.dissapore.com/grande-notizia/caffe-mondo/).

Se puoi scegliere solo un modo per fare il caffè, ovviamente ritieni che sia l’UNICO modo per farlo !  Il fatto che in Nord Corea tu non avessi scelta nella scelta dell’auto, non ti permette di girare per il mondo ed incazzarti ogni volta che qualcuno NON capisce che, nella tua mente “automobile=Prinz Verde”.

Il paragone con la  PRINZ Verde della NSU non e’ un caso (a proposito chi se la ricorda ?) perché il caffè italiano, nella media e fatte le dovute eccezioni, (esattamente come la Prinz Verde) FA VERAMENTE SCHIFO !

Siate sinceri, ed alzi la mano a chi piace il caffè dell’Autogrill ?? La cosa bella è ci hanno fatto una campagna pubblicitaria mostruosa.. ” esprimi la tua opinione sulla nostra miscela “. Avrei avuto voglia di scrivere: ” Fà letteralmente SCHIFO “..  Ancora oggi mi pento di non averlo fatto.

Ma torniamo al caffè dei nostri amati bar.. Si tratta innanzitutto della classica scelta all’italiana, e cioè di miscele. Quindi un mix di varietà di caffè che vengono miscelate al preciso scopo di accontentare un pochino tutti, per inevitabilmente alla fine scontentare tutti !!

Allo Starbucks, chiedendo un caffè, devo (posso) scegliere tra diverse varietà. Credo che ci siano due arabiche diverse , una etiope, una sudamericana, una jamaicana e qualche altra. In Italia questo non lo potete fare, per diverse ragioni: la prima e’ che nei bar servono solo miscele. Non sapete MAI veramente che cavolo contenga una miscela di varietà di caffè, e come se non bastasse ogni bar e’ monomarca, quindi non potete neanche scegliere tra Segafredo e Lavazza, per dire.

La preparazione dell’espresso, poi, non e’ nulla di speciale: nei bar si usano macchine automatiche, il che significa che se lo Starbucks lo fa usando la stessa macchina, lo farà identico. Ma l’Italidiota medio, uscirà dallo Starbucks lamentandosi che il caffè è schifoso e come se non bastasse pretende che “caffè’” sia ESATTAMENTE come la loro Prinz verde  cioè la schifezza di miscela che sono usi consumare in Italia, che nessun vero esperto di caffè considera decente.

Se chiedi all’Italidiota che tipo di caffè preferisce ti guarda con la faccia ” di quello che gliela vista a sua madre “, tenta di balbettare qualcosa, spara la prima cazzata che gli viene in mente, ma alla fine il risultato è quello che NON sa distinguere una miscela arabica da una sudamericana.

Questo, è il classico sintomo del provincialismo italiano: eleggere le PROPRIE abitudini locali a standard mondiale, galattico, universale, per poi pretendere che chiunque faccia diversamente sia un barbaro !

Cosi’, si arriva a dire che Starbucks non avrebbe mercato in italia dicendo che sia peggiore, quando in realtà non avrebbe mercato per la semplice ragione che l’Italiano, alla voce caffè, crede che il non plus ultra sia Lavazza.

Ma andiamo avanti.

Nella preparazione che il vostro barista fa, non c’e’ nulla di speciale. Quando vi va BENE avete una di quelle macchine che macinano il caffè e ne pressano una quantità industrialmente determinata , per poi farci passare del vapore misto ad acqua.

Quindi si tratta di un prodotto industriale, fatto a macchina, nel quale non solo il caffè italiano non e’ diverso da qualsiasi altro fatto con la stessa macchina, ma non ha PROPRIO NESSUNA DIFFERENZA se lo fa Beppe o se lo fa Carlo, se si fa a Trento o a Lampedusa !

E’ il prodotto di UNA MACCHINA.

Che cos’altro fa il bar? Ah, giusto: il cappuccino !

Si tratta di mescolare al caffè del latte rigorosamente INTERO. Per evitare che il residuo si attacchi al tubo di acciaio in moltissimi bar usano il latte parzialmente scremato. Anche il latte scremato fa del residuo che si attacca, ma ne fa di meno di quello intero, col risultato che COMUNQUE nei bar italiani NON troverete MAI un cappuccino fatto con del vero latte INTERO, bensì col latte parzialmente scremato.

In genere il barista sceglie di usare un pentolino ove scalda il latte sotto un getto di vapore, per poi versarlo nella tazza dopo il caffè. Il che andrebbe bene, se poi l’Italiano non ci mescolasse dello zucchero, cambiando immediatamente la densità ed il punto di evaporazione, ed ottenendo quindi un CAFFELLATTE ! Sarebbe meglio aver messo lo zucchero PRIMA , e poi versarci dentro il latte, avendo cura di mantenere la schiuma. MA invece no.

Non avvezzi a queste raffinatezze, gli italiani usano farsi del male e mangiare un prodotto industriale semilavorato , poi cotto al microonde, chiamato a seconda delle Regioni, anche Brioche o Cornetto. Si tratta di un prodotto che ricevono al mattino, un industriale pre-lavorato, che poi mettono dentro il forno, infine dentro una teca appositamente riscaldata.

Vi siete mai chiesti in che modo un prodotto che viene tenuto caldo tutto il giorno rimanga morbido e croccante? Semplice: grassi. E’ stracolmo di grassi, da far schifo. E’ solo grazie ai grassi contenuti che il vostro “cornetto” resiste ad una giornata intera dopo la prima cottura, alla quale spesso ne segue una seconda. La seconda cottura e’ un modo per ingannare il cliente: si obbliga la pasta a produrre altro CO2, dopo la prima levitazione, in modo da imitarne la freschezza.

Il risultato e’ un prodotto normalmente mediocre, che e’ stato eletto dalla consuetudine come una prelibatezza assoluta, e che l’Italiano pretende sia il massimo del massimo. In realtà solo i pochi fornai che hanno la caffetteria riescono a darvi effettivamente una brioche, ma per ovvi motivi lo fanno solo al mattino. Detto questo, appare chiaro che i bar italiani non facciano proprio nulla di speciale.

Se entrate da Starbucks potrete anche trovare le stesse schifezza, ma un semplice frappe’ e una cheesecake sono MOLTO migliori di quella schifezza industriale che serve il bar italiano.

Il punto e’ che anche da Starbucks posso trovare prodotti industriali, ma non c’e’ alcuna ragione specifica per cui Starbucks sia “cattivo” rispetto alla mediocre schifezza di prodotti preconfezionati del bar italiano.

Ma il “bar” viene eletto a “non plus ultra” solo perché il “paisà” italico e’ abituato ad entrare in un bar, normalmente urlando saluti a destra e manca e sfottendo puntualmente gli astanti per qualche ragione ( politica, sport e femmine tra i più gettonati )

La stragrande maggioranza dei bar italiani sono spesso troppo piccoli e senza bagno, spesso versione “caverna”, senza carta igienica, tovaglioli e sapone.  Che solo in tema “bagni DECENTI”, Starbucks può essere considerato un anno luce MIGLIORE di qualsiasi bar italico.

L’italidiota medio dice “per Starbucks non c’e’ mercato in Italia !”.

Peccato che io già c’ero negli anni ’80, quando arrivarono i primi fast-food in Italia, e le trattorie chiudevano come mosche. Oggi ci sono ancora i Mc Donald’s e fanno ancora il pienone di gente.

Nella mancanza di visione globale, l’Italidiota medio capisce che nel MONDO il concetto di “bar” è visto come “ristorazione etnica”, al pari dei ristoranti cinesi o dei sushi-bar, mentre guarda caso quella che ha successo commerciale in MOLTI paesi e’ Starbucks.

Esiste una catena che si chiama Mc Donald’s. Ce n’e’ una che si chiama Starbucks. C’e’ Burger King, Maredo, SteakHouse, ce ne sono decine.

TUTTE AMERICANE. O MEGLIO, NESSUNA ITALIANA.

Quindi, vediamo se ho capito: per l’Italidiota,  il modello italiano, cosi’ superiore da essere imbattibile,  e alla fine costruisce al massimo dei piccoli ristoranti che servono le “Fettuccine Mari e Monti” o il “Bar del Centro” dove fanno una pasticceria eccellente.. Giusto ?

Di contro il modello “perdente” ( Sturbucks ), sarebbe quello “senza speranze commerciali” perché ovviamente in Italia c’e’ di meglio, però è quello che si diffonde nel mondo, che fa soldi, che produce multinazionali.

Sbaglio o c’è qualcosa che non va ?

Ma lo volete capire che è il ristorante “Da Nino ù Ballerino” ( giuro esiste ) che non ha sbocchi commerciali NEL MONDO.  Non e’ Sturbucks  non regge la concorrenza dei bar  italiani in Italia.  Sono i bar italiani che non reggono la concorrenza di Sturbucks NEL MONDO.

E’ svilente assistere all’italica arringa difensiva di un modello che, non avendo successo nel mondo viene considerato il non plus ultra, mentre un modello che HA successo, viene considerato perdente !

Per oltre cinquant’anni si e’ proibito che lo straniero facesse concorrenza all’italiano, per illudere l’italiano di poter vivere SENZA doversi migliorare. Si e’ detto al barista: “non ti preoccupare, tieni pure il tuo bagno-caverna, tieni pure il tuo caffe’ miscela-mediocre, tieni pure i tuoi cornetti/ brioches prelavorati e super-riscaldati nei grassi, tanto noi non faremo MAI venire in Italia nessuno che mostri qualcosa di meglio”.

Starbucks e’ migliore, e di diverse lunghezze, della media dei bar italiani perché’ ha dei bagni decenti, dei tavoli spaziosi, una wifi gratuita. E’ migliore perché il caffè e’ caffè e non una miscela monomarca,  è migliore perché serve dolci che sono dolci e non roba riscaldata e stracolma di grassi.

Se non fosse per stato per la scelta precisa di non approdare in Italia prima, già Starbucks avrebbe spaccato il mercato e fatto chiudere migliaia di bar.

Se apre un bar accanto Sturbuck a Sturbuck non gliene può fregare di meno. Al contrario il bar chiude dopo due mesi !!

Questa e’ la mentalità dei perdenti: illudersi che qualsiasi cosa si faccia in Italia, per quanto mediocre, sia buona in quanto italiana,  e PRETENDERE che lo straniero non entri in Italia perché in italia siamo abituati a meglio, e poi incazzarsi se le nostre industrie NON sfondano nel mondo.

La mentalità di quelli che entrano in bar sporchi, colmi di scaffali pieni di roba confezionata che si trova anche al supermercato -uguale ma a prezzo minore- , che se hanno bisogno del bagno usano una latrina-caverna e all’uscita si asciugano le mani sui jeans dicendo: “qui da noi Starbucks non ha mercato”.

Beh, sapete cosa pensa il Boss di Starbucks riguardo ai bar italiani? “Qui sulla TERRA non hanno mercato, se non in Italia. Mercato piccolo“.

Svegliati dal tuo torpore Popolo Italico !! Viaggia, guarda, conosci, impara le lingue, studia, sperimenta,  assaggia piatti diversi dalla tradizionale “pasta al forno”, cerca di vivere la tua vita portando a casa più esperienza possibili, ma SOPRATUTTO QUANDO NON CONOSCI LE COSE E NON CAPISCI UN CAZZO DELL’ARGOMENTO DI CUI SI DISCUTE ABBI LA BONTA’ DI RISPARMIARCI UNA VALANGA DI CAZZATE  !!

Thank you

Questo articolo fornisce informazioni di carattere generale e non sostituisce la consulenza personalizzata. Come DIKE Consulting ci adoperiamo insieme ai nostri partners internazionali a fornire sempre ai nostri Clienti le migliori soluzioni in tema di fiscalità internazionale, ma è chiaro che le norme cambiano e al loro cambiare il Cliente deve essere pronto a variare la propria strategia. Le variabili di ogni singolo caso devono essere analizzate da un consulente specializzato in fiscalità internazionale, per evitare di incorrere in reati tributari e multe salatissime.

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Gianfranco Conti è iscritto all'Ordine dei Dottori Commercialisti dal 1991. E' Revisore Legale presso il Ministero di Grazia e Giustizia. Blogger, pubblicista ed autore del libro "ESTERO SICURO". E' componente del Direttivo della Camera di Commercio Italiana in Albania ed accreditato presso diverse Camere di Commercio italiane all'estero (Emirati Arabi Uniti, Cipro). Relatore in convegni e seminari sull'internazionalizzazione d'impresa e pianificazione fiscale internazionale. Nel corso della sua vita professionale è stato Amministratore Unico di diverse società, membro di CdA di aziende a carattere nazionale ed internazionale. Ha una lunga esperienza di commercio e di fiscalità internazionale, Tax planning e mediazione internazionale. Da oltre 20 anni ha fondato Dike Consulting, un network di studi professionali con 5 sedi ( Praga,Tirana, Malta, Dubai e Pogdorica) e numerose collaborazioni con prestigiosi studi professionali nel mondo. Dike Consulting, assiste i Clienti esercitando le seguenti attività : - pianificazione fiscale internazionale per liberi professionisti, imprenditori ed imprese con relativa costituzione di società e veicoli giuridici - gestione dei diritti di proprietà intellettuale; - rappresentanza in trattative di natura commerciale, in Italia ed all'Estero; - costituzione di Fondazioni di diritto italiano ed estero; - assunzione di cariche sociali di Società e Fondazioni - amministrazioni di Trust con funzioni di Protector; - Intermediazione internazionale per l'acquisto o la vendita di prodotti o servizi; - delocalizzazione e trasferimento di imprese italiane all'estero; - servizi di Temporary Manager sia in Italia che all'estero per le aziende nostre Clienti - collaborazioni con primarie strutture finanziarie e bancarie

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