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Fiscalità,  Fiscalità internazionale

La tassa patrimoniale: i Paesi che l’applicano

In questo mese che ci distanzia dalle elezioni del 25 Settembre prossimo, la campagna elettorale, come purtroppo succede da qualche decennio è centralizzata più a cercare di demonizzare l’avversario che ha formulare delle proposte nuove, innovative, serie e concrete.

Tra i vecchi “cavalli di battaglia” della sinistra italiana, viene riproposta ciclicamente la Tassa Patrimoniale, ribattezzata dal Segretario del PD Letta, in questa campagna elettorale “Dote per i giovani”

“Noi la porteremo avanti e sarà finanziata con la tassa di successione per i patrimoni plurimilionari – ha spiegato il segretario del Pd – è giusto che uno che ha un patrimonio così lasci qualcosa alla società: se viene ridato ai giovani attanagliati dalla precarietà questo è il senso di generazioni che si aiutano”.
Ed ecco servito il pacchetto “patrimoniale” in salsa 2022: un po’reddito di cittadinanza un po’ imposta sulla ricchezza altro non è che l’ennesimo gesto assistenzialista proposto dalla politica per sanare i conti e far bella figura con l’elettorato, “dire qualcosa di sinistra” soprattutto rivolto ai giovani, che come si evidenzia dai sondaggi sono poco propensi a recarsi alle urne.

Per chiedere una consulenza clicca quiMa esattamente cos’è l’imposta patrimoniale ? In quali Paesi si paga? Ma sopratutto che gettito ha ?

Le imposte nette sul patrimonio sono imposte ricorrenti sulla ricchezza di un individuo, al netto del debito. Il concetto di imposta sul patrimonio netto è simile a un’imposta sulla proprietà immobiliare. Ma invece di tassare solo gli immobili, copre tutta la ricchezza che un individuo possiede. 

Come mostra la mappa odierna, solo tre paesi europei dell’OCSE  applicano un’imposta sul patrimonio netto , vale a dire Norvegia, Spagna e Svizzera. 

Francia e Italia riscuotono imposte sul patrimonio su attività selezionate ma non sulla ricchezza netta di un individuo di per sé, anche se c’è da precisare che in Italia sotto la parola “patrimoniale” possiamo includere ben 15 tasse.

Ma proseguiamo la nostra paronamica sulle tasse patrimoniali in Europa ed in particolare sulla UE, grazie al grafico ed al contributo di Tax Foundation.

Imposte sul patrimonio in Europa 2022 Paesi con imposta sul patrimonio netto.  Quali paesi europei hanno un'imposta sul patrimonio

Imposte sul patrimonio netto

La Norvegia applica un’imposta sul patrimonio netto dello 0,95% sui titoli patrimoniali delle persone fisiche che superano 1,7 milioni di NOK (180.000 euro o 190.000 dollari USA), con lo 0,7% destinato ai comuni e lo 0,25% al ​​governo centrale. L’imposta sul patrimonio netto della Norvegia risale al 1892. Inoltre, per la ricchezza netta superiore a 20 milioni di NOK (2,3 milioni di dollari), l’aliquota fiscale è dell’1,1%.

L’imposta sul patrimonio netto della Spagna è un’imposta progressiva che va dallo 0,2% al 3,75% sui titoli patrimoniali superiori a € 700.000 ($ 761.000; inferiore in alcune regioni), con aliquote che variano sostanzialmente tra le regioni autonome della Spagna (Madrid offre uno sgravio del 100%). I residenti spagnoli sono soggetti all’imposta su base mondiale, mentre i non residenti pagano l’imposta solo sui beni situati in Spagna.

La Svizzera riscuote l’imposta sul patrimonio netto a livello cantonale e copre i patrimoni mondiali (ad eccezione degli immobili e delle stabili organizzazioni ubicate all’estero). Le aliquote fiscali e le indennità variano notevolmente tra i cantoni. L’imposta sul patrimonio netto svizzera fu introdotta per la prima volta nel 1840.

Tasse sul patrimonio su beni selezionati

La Francia ha abolito la sua imposta sul patrimonio netto nel 2018 e l’ha sostituita quell’anno con un’imposta sul patrimonio immobiliare. Sono soggetti all’imposta i residenti fiscali francesi il cui patrimonio immobiliare netto mondiale è valutato pari o superiore a 1,3 milioni di euro (1,4 milioni di dollari), così come i residenti fiscali non francesi il cui patrimonio immobiliare netto situato in Francia è valutato pari o superiore a 1,3 euro milioni. A seconda del valore netto del patrimonio immobiliare, l’aliquota fiscale varia fino all’1,5%.

L’ Italia tassa le attività finanziarie detenute all’estero senza intermediari italiani da contribuenti residenti individuali allo 0,2 per cento. Inoltre, gli immobili detenuti all’estero da residenti fiscali italiani sono tassati allo 0,76 per cento, e questo agli occhi degli osservatori internazionali è incluso nelle cosidette tasse patrimoniali.

Peccato che come scrivevo prima in realtà l’Italia applica ben 15 tasse patrimoniali “nascoste” che sono: Imu e Tasi, ad esempio, che non colpendo il reddito, ma il possesso del bene vanno considerate imposte patrimoniali a tutti gli effetti e che da sole valgono 21 miliardi di euro.

Poi ci sono l’imposta di bollo, il bollo auto, il canone RAI, l’imposta su imbarcazioni e aeromobili, la tassa sulle transazioni finanziarie, le imposte di registro, di successione, le catastali, le ipotecarie, ecc..
Dal 1990 ad oggi l’aumento del gettito da “imposte patrimoniali nascoste” è stato pari al 400 per cento, a fronte di una crescita del 90% dell’inflazione.

Quindi in realtà le imposte patimoniali gravano in Italia, ben oltre i grafici e gli studi della comunità internazionale e sinceramente non vedo l’esigenza di introdurne delle nuove.

Il Belgio ha introdotto nel 2021 una tassa di solidarietà o una tassa sui conti titoli (TSA) dello 0,15% sui conti titoli che raggiungono o superano 1 milione di euro (1,09 milioni di dollari). Tuttavia, un’imposta simile è stata annullata, nel 2019, dalla Corte costituzionale belga. Il campo di applicazione della nuova TSA è stato ampliato per includere i conti titoli detenuti in Belgio e all’estero e riscosso sul conto titoli stesso. Pertanto, il numero di titolari di conto o il loro stato di proprietà è irrilevante.

Questo articolo fornisce informazioni di carattere generale e non sostituisce la consulenza personalizzata. Le variabili di ogni singolo caso devono essere analizzate da un consulente specializzato in fiscalità internazionale, per evitare di incorrere in reati tributari e multe salatissime.

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Gianfranco Conti è iscritto all'Ordine dei Dottori Commercialisti dal 1991. E' Revisore Legale presso il Ministero di Grazia e Giustizia. Blogger, pubblicista ed autore del libro "ESTERO SICURO". E' componente del Direttivo della Camera di Commercio Italiana in Albania ed accreditato presso diverse Camere di Commercio italiane all'estero (Emirati Arabi Uniti, Cipro). Relatore in convegni e seminari sull'internazionalizzazione d'impresa e pianificazione fiscale internazionale. Nel corso della sua vita professionale è stato Amministratore Unico di diverse società, membro di CdA di aziende a carattere nazionale ed internazionale. Ha una lunga esperienza di commercio e di fiscalità internazionale, Tax planning e mediazione internazionale. Da oltre 20 anni ha fondato Dike Consulting, un network di studi professionali con 5 sedi ( Praga,Tirana, Malta, Dubai e Pogdorica) e numerose collaborazioni con prestigiosi studi professionali nel mondo. Dike Consulting, assiste i Clienti esercitando le seguenti attività : - pianificazione fiscale internazionale per liberi professionisti, imprenditori ed imprese con relativa costituzione di società e veicoli giuridici - gestione dei diritti di proprietà intellettuale; - rappresentanza in trattative di natura commerciale, in Italia ed all'Estero; - costituzione di Fondazioni di diritto italiano ed estero; - assunzione di cariche sociali di Società e Fondazioni - amministrazioni di Trust con funzioni di Protector; - Intermediazione internazionale per l'acquisto o la vendita di prodotti o servizi; - delocalizzazione e trasferimento di imprese italiane all'estero; - servizi di Temporary Manager sia in Italia che all'estero per le aziende nostre Clienti - collaborazioni con primarie strutture finanziarie e bancarie

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